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ADATTAMENTO CALENDARIO SCOLASTICO 23 24
LA NOSTRA STORIA
Il convitto nazionale Agostino Nifo di Sessa Aurunca è un convitto nazionale, facente parte della rispettiva rete, che ospita all’interno della sua struttura una scuola primaria, una scuola secondaria di primo grado, un liceo classico europeo ed un liceo musicale, tutti statali. È situato in Piazza Nifo 1, poco dopo il centro storico del paese
Monastero agostiniano della SS. Trinità
Origini (XIV-XVII secolo)
La prima testimonianza di un complesso nell’odierna Piazza Nifo si ha nel 1363, quando l’Università del luogo acquistò l’area del palazzo del nobile Giacomo di Galluccio per costruirvi una chiesa dedicata alla Santissima Trinità e un Ospedale, dedicato all’Annunziata, “ad uso non solo degli indigeni, ma anche dei pellegrini e dei viandanti.”. Il progetto venne portato a termine nei tempi previsti, ma evidentemente vi furono problemi di varia natura a noi non noti: fatto sta che nel 1418 il duca GiovannantonioMarzano decise di sopprimere l’ospedale, la chiesa e tutti i beni donati negli anni per poi donare il tutto ai monaci agostiniani, stabilitisi in paese nel 1388 circa; la decisione causò comunque ripercussioni nel popolo, ostile al duca, che decisero di fondare una nuova chiesa dell’Annunziata nella zona dell’odierna Piazza XX settembre, dove si trova ancora oggi.
Poco si sa delle origini del convento; paragonandolo al territorio attuale, è stato ipotizzato che:
- la chiesa della SS. Trinità fosse l’attutale chiesa di Sant’Agostino;
- l’estensione del convento si limitasse all’odierno chiostro (che era molto più ampio, ma la struttura verrà poi stravolta nel corso dei secoli);
- l’ospedale comprendesse l’edificio del convitto;
- la farmacia e infermeria, poi anche spezieria, fosse nella struttura della banca, con un annesso giardino oggi completamente scomparso.
L’ingresso principale alla struttura si aveva sulla strada che conduce alla chiesa di San Carlo, mentre le altre porti o erano poco utilizzate o sono state aggiunte successivamente. Dell’arredamento originale della chiesa ormai non si conserva quasi nulla, in quanto fu tutto rimodernato nel XVIII secolo.
L’uso scolastico era già in atto nel XV secolo nell’ambiente del seminario, e importanti professori di varie università italiane, come il grammatico Antonio Calcidio di Napoli o il filosofo Agostino Nifo, suo allievo, si fermarono spesso per tenere lezione. Ma l’apice si ebbe tra il XVI e il XVII secolo: l’ottima condizione economica in cui si trovava Sessa ebbe ripercussioni positive anche sul convento, che divenne anche ospizio; probabilmente vi era anche un ragguardevole numero di opere d’arte, per la maggior parte provenienti da conventini soppressi nel 1650, ma oggi diffuse in tutta Italia. Alcuni commenti di illustri visitatori aiutano a rendere l’idea della grandiosità della struttura e capire meglio come era divisa:
« Luoco riccho principale della loro provincia, luoco di novitii et delectevoli con la lettura e studio, have feudi et molto comoda entrate con una infermeria. » |
(Angelo Rocca, 1584[1]) |
« Monastero di grande e maestosa macchina, quale ha due dormitori foresterie ed ogne sorte di comodità à bastanza ed un chiosco molto spazioso, ed alto fatto a volta in cui si vede dipinta a fresco, la vita di S. Agostino e l’effige de Santi, de Beati, de Pontefici e de Cardinali e de Vescovi della sua Religione. » |
(Lucio Sacco, 1640[2]) |
« Ampia con chiosco grande con due dormitori, con foresteria, infermeria, noviziati, refettorio, due granai, carcere, capitolo, coro et con tutte l’officine necessarie et con una pergola et due giardini contigui nelli quali vi sono aranci et altre fructa. » |
(Relazione comunale del 1650[3]) |
In sintesi, si può dunque evincere che i “locali di servizio” (infermeria, foresteria etc.) si trovavano al piano terra, mentre i dormitori al piano superiore.
Il restauro
Nel ‘700 cominciarono degli imponenti lavori di restauro che si divisero in due parti: nella prima metà del secolo venne restaurata la chiesa sotto la direzione di Ferdinando Sanfelice, mentre nella seconda metà venne restaurata l’intera struttura (originariamente era previsto un semplice allargamento con nuovi dormitori, e solo in un secondo momento si è deciso di agire su tutto l’edificio) con gli architetti Domenico Antonio Vaccaro e Giuseppe Astarita (che ebbe la supervisione di Luigi Vanvitelli, all’epoca impegnato alla Reggia di Caserta) e infine, dopo la loro morte, dall’ingegnere Francesco Giuseppe Gasperi.
Alla fine della prima parte, la chiesa divenne di stile tardobarocco: novità furono l’aggiunta di gradini e di un arco all’ingresso, la modifica della cupola che viene inglobata al tetto, la creazione di un nartece a tre navate (poi rimosso nel 1933 durante l’allargamento di Corso Lucilio insieme al portico), la realizzazione del pavimento da parte di Donato Chianese, appartenente ad una famiglia di maestri riggiolari sessani, e l’incastonatura al centro del controsoffitto di una tela raffigurante la Trinità con Sant’Agostino nell’atto di scrivere. Lato negativo fu però la cessione di molteplici opere d’arte che non hanno trovato spazio nel nuovo progetto a chiese vicine.
I lavori per il convento furono molto dispendiosi (tanto che crearono gravi debiti a causa di prestiti non sempre restituiti) e rallentati da due terremoti nel 1759 e 1761. Il progetto prevedeva che la struttura nuova si andasse a fondere con quella vecchia, in un processo di amalgama. La facciata è rifatta in mattoni di tufo con finestre quadrangolari al piano terra e finestroni rettangolari sopra; il campanile con orologio è invece sormontato da un timpano triangolare. Il vecchio ingresso venne chiuso e diventa il collegamento per una torretta oggi in disuso; l’ingresso principale venne ricavato poco più in là ed è caratterizzato da un lungo androne che si collega a sinistra col chiostro e a destra col cortile, mentre per salire fu costruito uno scalone ad angolo. Infine, tornando al cortile, questo venne creato proprio in tale occasione costruendo un muro che lo dividesse dall’altro giardino, e vennero realizzati dei balconi che ci si affacciano sopra.
Il risultato fu imponente, quasi spropositato rispetto alla relativa importanza del convento e alle sue effettive possibilità economiche. Emblematico è il duro commento di Johann Gottfried Seume, che qui alloggiò nel 1802, che definì l’edificio “una blasfemia per il voto di povertà.”.[4]
Fatti storici e soppressione del 1809
La prima metà del XVIII secolo fu però un periodo di involuzione, in quanto diventò periferia del Regno anche dal punto di vista culturale, e nel 1733 l’Università fallì.
Nel 1770, la notte tra l’11 e il 12 maggio, il pianista Wolfgang Amadeus Mozart, insieme al padre Leopold, soggiornò nel convento durante il suo viaggio verso Napoli.
Durante la rivolta napoletana del 1799 contro Napoleone l’edificio si trasformò in un ospedale militare ma venne saccheggiato prima dalla plebe stessa e poi dai soldati francesi.
Nel 1801 e nel 1802 qui vi soggiornarono il re di Sardegna Carlo Emanuele IV di Savoia con la consorte, oltre al già citato scrittore Johann Gottfried Seume.
Nel 1809 il convento degli agostiniani, che era formato da appena 23 preti, venne soppresso insieme ad altri conventi minori della zona. All’epoca gli agostiniani di Sessa erano titolari di 24 rendite, tra cui crediti per quasi 4000 ducati. Dal verbale redatto dai deputati addetti al sequestro si evince che la struttura fosse pressoché identica a come ci appare oggi; ad esempio, nella descrizione del primo piano si legge che:
« […] esiste un finestrone con vetrata, che sporge al giardino della portaria, a mano sinistra esiste un portellino di legno per ponerci la lampada. Vi sono cinque stanze con le rispettive porte con logge coverte che sporgono al giardino suddetto; la prima di esse è composta in due stanze, la prima con loggia coverta, e con vetrata, nelle quali vi mancano sei vetri. » |
(Verbale del sequestro, 1809[5]) |
Non è dunque difficile ricollegare questi stanzoni alle attuali aule, poi restaurate nel corso del tempo.
Usi vari (1809-1868)
Nel 1811 l’edificio venne usato come alloggio per gli ufficiali napoleonici, e il generale Paul Grenier vi alloggia fino alla fine della dinastia murattiana.
Nel 1815, con il ritorno dei Borbone, la struttura venne adibita a Real Caniera, per far riposare ed esercitare i cani del re, utilizzati nelle battute di caccia, durante il periodo estivo.
Nel 1818 il vescovo Bartolomeo Varrone chiese al comune di trasferire la sede del Seminario diocesano nell’ex-convento agostiniano; la proposta venne accolta, e a partire dall’anno seguente comincia un contratto d’affitto di 100 ducati annui (la somma causa un conflitto col comune risoltosi solo nel 1821). Il vescovo Varrone cominciò però una vera e propria opera di impoverimento dello stabile e cominciò a vendere tutti gli oggetti di lusso presenti ed aggiungere elementi più comuni (tolse altari di marmo, l’organo e alcune panche di noce dalla chiesa, ma aggiunse dei bagni all’ex-convento). Oggi la maggior parte delle opere ivi presenti, compresi i 22 quadri descritti nel verbale di sequestro del 1809, sono diffuse in varie chiese della Campania (certe volte anche nelle parrocchie delle frazioni, come l’organo che finì a Carano). Venne anche operata un parziale svuotamento della biblioteca, con molti volumi che oggi si trovano nella Biblioteca Reale di Napoli.
Nel 1845 l’ex-convento era posseduto a metà dal comune e dal vescovo: la parte comunale venne usata come quartiere della Gendarmeria reale, quella vescovile come seminario diocesano. Quest’ultima venne però requisita nel 1860 per essere usata come un ospedale militare di 500 letti a carico del comune e della popolazione.
Nel frattempo, iniziò un’altra lite col nuovo vescovo Ferdinando Girardi in merito all'”apertura di una sezione laicale […] nel locale del Seminario” chiesta dal comune ma osteggiata dal vescovo perché avrebbe causato “grave danno all’istruzione giovanile”. Il Seminario, che come detto sopra era stato requisito nel 1860 venne però definitivamente chiuso, ma un suo riutilizzo fu possibile solo alla morte di Girardi nel 1867; il progetto prevedeva l’apertura di un Ginnasio e di un liceo nel palazzo dell’ex-convento.
Convitto nazionale
L’11 luglio 1868 un certo Giambattista Solari di Napoli venne nominato Direttore del Ginnasio, a seguito del rifiuto di Stanislao Trabucco. Con deliberazione del 21 agosto 1868 all’istituto viene ufficialmente dato il nome di “Agostino Nifo“, filosofo sessano che aveva anche alloggiato nel convento secoli prima; pochi mesi dopo il Ginnasio nacque anche il Liceo.
Nel 1882 fu però ordinata la soppressione del Liceo per mancanza di fondi, ma già due anni dopo venne istituito il Ginnasio statale con annesso convitto comunale, mentre il 14 luglio 1887 venne ufficialmente istituito il Liceo-Ginnasio. Nel 1889, inoltre, il vescovo Giovanni Maria Diamare decide di cedere la sua parte al comune, e l’edificio divenne interamente di proprietà comunale.
Nel frattempo invece la neonata chiesa di Sant’Agostino venne proposta per l’abbattimento, poi non realizzato, mentre l’ex-spezieria venne sostituita da una banca (oggiCariParma).
Il Convitto nazionale venne istituito per interessamento del conterraneo ministro della Pubblica Istruzione Pietro Fedele con Regio Decreto 1638 del 4 settembre 1925. Nel 1926venne anche vietata qualsiasi costruzione che potrebbe modificare o compromettere l’area del Nifo.
Durante la seconda guerra mondiale i locali sotterranei erano previsti per essere usati come rifugio contro i bombardamenti aerei, poi non avvenuti grazie all’intercessione di monsignor Gaetano De Cicco. Inoltre, torna alla sua vecchia funzione di ospedale militare, ospitando le truppe alleate ferite.
Negli anni ’70 viene operato un nuovo restauro, che prevedeva la demolizione del quarto piano e l’ammodernamento di alcune parti.
Il sisma del 1980 causa gravi danni alla struttura; questi non sono mai stati veramente sistemati, e alcune crepe sono ancora oggi visibili in alcune stanze.
Nel 2006 viene emanato da Poste Italiane un francobollo dedicato al Liceo Classico Statale del Convitto del valore di €0,45.[6]
Negli ultimi anni si sono susseguiti vari tentativi di restauro, spesso spenti sul nascere (si pensava addirittura di sostituire il cortile con un campo di basket), fino ai lavori cominciati nel 2015 che prevedono lo spostamento del Monumento ai caduti presente sulla facciata, la sistemazione di alcuni stabili e la rimozione di alberi secolari.
Biblioteca
Al tempo del convento, la biblioteca agostiniana era conosciuta per l’immensa mole di libri contenutivi, tanto che molte sono le lettere di richieste di scambio con altre biblioteche di opere doppie. Il culmine massimo si ebbe dopo la soppressione dei “conventini” del 1652, con i testi di queste chiese che vennero trasferiti alla SS. Trinità; l’elenco di questi volumi è conservato in un manoscritto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Dopo il sequestro del 1809, però, la maggior parte delle opere è andata a finire nella Biblioteca Reale di Napoli.
Quella degli agostiniani era una biblioteca aperta alle nuove tendenze, come testimonia la presenza di numerosi testi giansenisti e quelli dei loro oppositori, molte opere di filosofia e lavori di Antonio Genovesi e Ludovico Antonio Muratori, oltre ad altre opere all’epoca censurabili sul piano teologico.
Oggi, grazie ad un intervento di aggiunta di libri recenti, che si sono uniti a quelli sopravvissuti al sequestro, la biblioteca contiene all’incirca 2000 volumi, di cui alcune copie originali degli scritti del Nifo.
Alcune opere di Agostino Nifo conservate
Studenti e docenti illustri
Al convitto Nifo hanno studiato o insegnato:[7]
- Antonio Calcidio (1400 circa-1475), grammatico, poeta e studioso di lingua greca e latina, nonché maestro di Agostino Nifo;
- Pietro Fedele (1873–1943), deputato della Lista Nazionale, poi ministro della Pubblica Istruzione dal 1925 al 1928;
- Carlo Ludovico Bragaglia (1894–1998), regista;
- Gabriele Pepe (1899–1971), insegnante, considerato uno dei maggiori medievalisti italiani ed europei;
- Remigio Paone (1899–1977), regista e produttore.
Al pian terreno si trovano:
- portineria
- palestra
- laboratorio
- chiostro
- cortile esterno
- sala mensa
- secondo cortile
Al primo piano:
- segreteria
- aule del Liceo classico
- sala professori
- biblioteca (anche aula magna)
- aule della scuola primaria
- laboratorio di chimica
- laboratorio di informatica
- torretta
Al secondo piano:
- camere e locali del Convitto
- aule del liceo musicale
- aule della scuola secondaria di primo grado